Stellantis vola ad Abu Dhabi e negli USA. Termoli resta a terra.

Stellantis vola ad Abu Dhabi e negli USA. Termoli resta a terra. Mentre Stellantis stringe accordi miliardari con Abu Dhabi per costruire il nuovo polo dell’automotive elettrico e investe 13 miliardi di dollari in America, Termoli resta ferma.

10/22/20252 min read

Stellantis vola ad Abu Dhabi e negli USA. Termoli resta a terra.

Mentre Stellantis stringe accordi miliardari con Abu Dhabi per costruire il nuovo polo dell’automotive elettrico e investe 13 miliardi di dollari in America, Termoli resta ferma.

Oggi, a Roma, nessun politico parla più di Termoli e della Gigafactory.

Le promesse si sono sciolte come neve al sole.

Le dichiarazioni trionfali, le foto, le interviste e le promesse in campagna elettorale sono sparite dai radar.

Il Molise rischia di perdere uno dei suoi presidi industriali più importanti.

Lo stabilimento di Termoli è in piena emergenza: senza progetti, senza garanzie.

Con la chiusura di reparti e il mancato aumento della produzione, l’occupazione non è garantita.

Anche con le eventuali nuove produzioni in arrivo, la situazione non cambierà molto.

Oggi 1.821 lavoratori sono in contratto di solidarietà.

Un sistema che Stellantis conosce bene: solo negli ultimi anni è costato allo Stato oltre 980 milioni di euro in cassa integrazione.

( Dal 2000 a oggi, il gruppo Fiat, successivamente diventato Fca e infine Stellantis, ha ricevuto circa 18,68 miliardi di euro di risorse pubbliche tra contributi diretti, incentivi, prestiti garantiti dallo Stato e cassa integrazione.)

L’incontro di questi giorni con il nuovo CEO, Antonio Filosa, non ha fornito le risposte che molti attendevano.

Filosa ha ribadito che ACC (la joint venture con Mercedes-Benz e TotalEnergies) sta ancora valutando i piani di investimento.

Nel frattempo, il piano industriale è stato posticipato a giugno 2026.

Le parole del segretario generale della FIM-CISL, Uliano, rendono bene l’idea:

> “Abbiamo denunciato la grave situazione produttiva dovuta allo stop della Gigafactory delle batterie e all’assenza di nuove assegnazioni di motori. È necessario che Stellantis chiarisca in tempi brevi quale sarà la strategia futura del sito molisano.”

A conferma, anche il segretario della UILM Molise, Francesco Guida, ha ribadito (sinteticamente):

> “Purtroppo, ancora una volta, non è arrivata nessuna risposta concreta sul futuro dello stabilimento.Nonostante i continui confronti e le nostre sollecitazioni, restiamo in una fase di incertezza, senza chiarezza sulle prospettive produttive del nostro sito.”

Considerando anche le scelte folli dell’Unione Europea su ogni fronte, non resta che analizzare i movimenti economici che ruotano intorno all’industria italiana e in particolare alla holding Exor di Elkann (Agnelli).

Ciò che emerge è un quadro preoccupante: si sta portando avanti uno svuotamento sistematico, pezzo dopo pezzo, marchio dopo marchio.

-Venduta Iveco, leader dei veicoli industriali

-Venduta Magneti Marelli, simbolo della componentistica italiana

-Vendute quote SGS

-Venduta Comau, eccellenza dell’automazione

-Venduta la storica palazzina del Lingotto (FIAT)

-Vendute le cliniche Cemedi

-Vendute quote di Ferrari

-In vendita lo stabilimento Maserati di Torino

-In vendita La Stampa, Villa Frescot (Agnelli)

...E si parla persino, secondo voci non confermate, di trattative per La Repubblica, Juventus FC (smentita da Exor) e Maserati (smentita da Stellantis).

È un vero bollettino di guerra economico.

Mentre l’Italia industriale viene venduta silenziosamente, qui in Molise, invece di preoccuparci, continuiamo a inaugurare rotonde e tagliare nastri.

Nel frattempo i lavoratori attendono, le famiglie si preoccupano e la politica continua a produrre comunicati copia e incolla. Pieni di parole, ma vuoti di fatti.

Oggi il rischio è concreto: Termoli potrebbe diventare uno stabilimento fantasma, proprio come quello Maserati di Torino. chiuso, abbandonato, pieno di erbaccia e addirittura messo in vendita online su siti di annunci.

Termoli merita rispetto.

Il Molise merita risposte.



Andrea Montesanto