Obiettivo: Mobilitiamoci per salvare il Molise

Obiettivo: Mobilitiamoci per salvare il Molise - Piano Operativo Sanitario 2025-2027

Andrea Montesanto

9/26/20252 min read

Obiettivo: Mobilitiamoci per salvare il Molise

Il Piano Operativo Sanitario 2025-2027, così come trapelato nei giorni scorsi, non è solo un documento tecnico: è l’ennesimo colpo al cuore già fragile della nostra regione.

Il POS prevede la chiusura di un punto nascita, la soppressione di un reparto di Emodinamica tra Termoli e Isernia e il declassamento dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone a semplice Ospedale di comunità.

Chi conosce il valore di un reparto di Emodinamica sa che parliamo di vita o di morte, come abbiamo ricordato più volte anche nel gruppo Salviamo l’Ospedale San Timoteo. Emodinamica significa poter intervenire immediatamente su un infarto, su una coronaria bloccata. Significa che un cittadino del Basso Molise o dell’Alto Molise può avere una possibilità concreta di sopravvivenza senza dover contare sui minuti di un’ambulanza che attraversa mezza regione—strade dissestate e semafori compresi.

Un punto nascita invece non è solo un luogo dove si viene al mondo: è una promessa di futuro, un presidio di speranza in una terra dove il calo demografico è già drammatico. Chiuderlo vuol dire dire ai giovani genitori: “Andate altrove, qui non c’è posto”.

E infine l’ospedale di Agnone.. scontato dire che è un punto di riferimento non solo per i residenti , ma anche per i paesi confinanti, per le zone di montagna dove la distanza è già di per sé un ostacolo alla salute. Declassarlo significa condannare interi territori.

Intanto – come ha denunciato con chiarezza Massimo Romano – la struttura commissariale trova 9 milioni di euro per ampliare il pronto soccorso del Cardarelli, prevedendo allo stesso tempo di trasferirlo altrove, nell’ex Cattolica, spendendo altri 35 milioni per adeguare i locali.

È lo stesso paradosso già visto con il punto nascita di Termoli: si investe e, nello stesso tempo, si chiede al Ministero di chiuderlo.

Questa è la fotografia di una regione commissariata da più di sedici anni, dove il debito sanitario cresce , le tasse più alte d’Italia, mentre i servizi muoiono.

Per chi non ha seguito gli ultimi sviluppi, proprio per queste ragioni – insieme a Massimo Romano e con i legali Antonio Di Pietro, Pino Ruta e Margherita Zezza – abbiamo fatto causa alla Regione Molise con un ricorso al TAR e successivamente ricorso al consiglio di Stato a Roma .

Continueremo a fare battaglia per la sanità pubblica in tutti i modi e in tutte le sedi. L’udienza è fissata per i primi di dicembre: vi terrò informati.

Intanto, i fatti parlano da soli: strade dissestate, treni che spariscono, aziende che fuggono, forze dell’ordine sotto organico.

Ti dicono che sei tutelato, ma quando arriva il momento della verità scopri che non c’è nessuno.

Hai bisogno di una risonanza? Aspetti 13 mesi nel pubblico, o paghi di tasca tua.

Hai un figlio disabile? L’insegnante di sostegno forse arriverà a dicembre.

Un familiare fragile? L’assistenza domiciliare c’è, forse, due ore a settimana.

Questa è la normalità che ci vogliono far accettare.

E qui sta il problema più grande: ci siamo abituati. Abbiamo smesso di chiedere, di pretendere.

Ci hanno convinti che non si può cambiare nulla, che “è sempre stato così”. Ma è proprio questo pensiero che ci ha sepolti vivi.

Come già detto in precedenza: “Chi sta svuotando la sanità pubblica molisana dovrà assumersi pubblicamente la responsabilità di fronte ai cittadini.”

La nostra terra non è un numero in bilancio.

Il Molise non è finito. Ma serve il coraggio di dirlo ad alta voce.

Perché il silenzio, la rassegnazione, e la mancanza di interesse… oggi, sono il vero nemico.


Andrea Montesanto